18 Mag #startupper – Il manifesto degli intrapreneurs
Nel post precedente, abbiamo provato a spiegare perché è importante individuare i propri startupper in Azienda, come riconoscerli e quali spazi riservare loro perché liberino il proprio potenziale imprenditoriale. Roberto Battaglia, nel libro Startupper in azienda, delinea 20 tesi che spiegano l’intrapreneurship nella vita professionale, e non solo.
Vediamo quindi chi sono gli startupper interni e quali tesi sostengono. Ogni dimensione è introdotta da un hashtag che descrive la competenza o l’abilità da sviluppare per agire da veri startupper interni.
Gli startupper interni…
#iniziativa | preferiscono prendere l’iniziativa, hanno una passione per i problemi non risolti e le opportunità non ancora sfruttate
#rischio | non hanno paura di assumere rischi giusti
#focalizzazione | si appassionano al problema che stanno risolvendo, non si limitano a cercare una soluzione affrettata
#curiosità #serendipity | sono animati da una mente apprendista che li porta a guardare il mondo intorno senza paraocchi
#ottimismo | vedono il bicchiere mezzo pieno
#ambizione | non si accontentano dello status quo: hanno fame di andare oltre
#coraggio #proattività | mentre affrontano una sfida si chiedono spesso perché?, ma molto più spesso perché no?
#empatia | sanno mettersi nei panni degli altri: l’empatia è il combustibile dell’innovazione
#generosità | l’egoismo non fa per loro: preferiscono compiere atti di gentilezza senza – apparente – senso
#collaborazione | per loro lavorare in squadra è sbagliare le addizioni: 1+1 fa almeno 3
#contaminazione | amano interessarsi agli affari degli altri e invitano gli altri a fare altrettanto con loro
#networking | fare nuove conoscenze è il modo che preferiscono per arricchire la propria conoscenza
#immaginazione | li appassiona connettere cose a prima vista inconciliabili e poi pensare dove possono arrivare
#concretezza #determinazione | lavorano sodo e si fanno guidare dalla passione
#flessibilità #adattabilità | sono convinti dei propri mezzi, ma non si fanno imprigionare dalle loro certezze
#metodo | sono creativi, ma applicano una disciplina che permette loro di pensare da designer e agire da startupper
#velocità #understatement | preferiscono lavorare con risorse limitate, soprattutto all’inizio, senza cercare visibilità. Il loro motto è: start small, run fast, scale up
#responsabilità | sono responsabili dei loro progetti, di quello che fanno, ma anche di quello che non fanno
#tenacia #resilienza #determinazione | gli ostacoli e le porte in faccia non li scoraggiano, ma sono uno stimolo. Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa
#apprendimento_dagli_errori | non hanno timore di sbagliare velocemente e condividere le cose che non sono andate per il verso giusto.
E ora, tocca a te
- A quali di queste tesi ti senti affine?
- Da quali tesi, invece, ti senti più distante?
- Quali competenze e/o abilità ritieni di dover sviluppare? In quali modi potresti riuscirci?
UP – Unlock Potential
Qual è lo spazio che supporta lo sviluppo di una mentalità da startupper? Si tratta dell’Unlock Potential, definibile anche come un approccio imprenditoriale individuabile nelle Organizzazioni più complesse.
Quali obiettivi persegue?
Gli obiettivi di UP sono:
- Liberare il potenziale inespresso – o non completamente espresso – d’intelligenza e abilità, per sollecitare la crescita e la motivazione di risorse con un mindset imprenditoriale, incoraggiando il pensiero laterale e la curiosità
- Migliorare le performance aziendali producendo valore economico, organizzativo e per le persone
Unlock Potential è quindi lo spazio di espressione che l’Organizzazione predispone a favore di chi vuole mettersi alla prova ed esprimere liberamente le proprie capacità e risorse: impegno, determinazione e responsabilità. Il talento ha bisogno, infatti, di condizioni abilitanti, per essere espresso in modo efficace. UP costruisce un percorso che mira a mettere a terra le idee innovative dei propri startupper, rendendole soluzioni concrete e applicabili. UP intreccia quindi gli spazi di autonomia dei suoi talenti con le regole e la disciplina, per condurre le persone da un problema promettente alla produzione di una soluzione convincente.
La cultura dell’errore
Quando si è a caccia di nuovi processi o soluzioni divergenti, è inoltre determinante la consapevolezza di operare in un contesto di fiducia, in cui poter esprimere le proprie idee e opinioni, senza paura dell’errore o del giudizio. Secondo l’economista comportamentale Tim Harford, riuscire a pensare ai propri insuccessi come necessari per crescere – accettando la possibilità di non farcela al primo colpo – è un’abilità chiave per raggiungere il successo. Il successo è dunque il risultato del suo contrario, deriva proprio dagli errori.
Foto di Noah Buscher su Unsplash