09 Giu Smart Workers – Nomadi Digitali
Confini antichi e nuove frontiere
Sei cammini. Sei articoli. Dopo ogni cammino – e dopo ogni articolo – si accende qualcosa. In realtà, qualcosa si accende già prima di cominciare a scrivere. E scrivere mi permette di mettere a fuoco un contenuto innovativo, un’intuizione o un’associazione mentale: come quella tra il camminatore e il professionista agile/digitale.
Siamo tutti Smart Workers o forse Smart Walkers ?.
Dove voglio arrivare? Vorrei trovare con voi spunti pratici e utili, per essere Smart Workers: professionisti capaci di vivere l’attuale mondo del lavoro in modo autonomo, efficace, creativo, produttivo e soddisfacente per se stessi e per i propri collaboratori.
Il primo passo. Qual è la prima cosa che uno Smart Worker può imparare da un camminatore? Saper stare in movimento: diventare un Nomade Digitale!
Un passo indietro. Fino a poco tempo fa, il nomadismo aveva una precisa connotazione di significato. Indicava un modo di vita arcaico – derivante dalla scarsità di mezzi di produzione – quindi un sistema economico dipendente dalla natura. L’uomo camminava ed era sempre in movimento fisico, per trovare la sua sistemazione ideale: un ambiente favorevole per riprodursi, sopravvivere e svilupparsi.
Più che nomadismo, al movimento fisiologico dell’individuo si associa meglio – io credo – il termine erranza, che esprime bene il concetto di spostamento nello spazio geografico.
Nomadismo culturale. La letteratura sociologica usa spesso l’espressione nomadismo culturale, e lo fa assumendo un significato di nomadismo, che supera la sua originaria connotazione. Il concetto di nomadismo culturale è una metafora del progressivo affermarsi – in molti ambiti della cultura contemporanea – della capacità di scoprire e creare. Scoperta e creatività si rivelano nella pratica del vagabondaggio mentale fra discipline, approcci e suggestioni con origini diverse. In questa accezione, il nomadismo culturale è considerato un’espressione tipica della post-modernità.
Ritorno al presente. Un passaggio storico che ci chiede continuamente di cambiare, di evolvere, di fare un salto e di abbandonare abitudini che hanno modellato il nostro modo di vivere, di lavorare e di abitare il mondo del lavoro e – più in generale – delle organizzazioni.
Penso ad uno degli stratagemmi di comportamento di cui ci parla il Prof. Giorgio Nardone. Stratagemma apparentemente semplice, ma difficile da mettere in atto: cambiare sempre, rimanendo gli stessi. La capacità di stare bene, nel cambiamento continuo.
Un esempio: adottare nuovi modi di comunicare con i nostri colleghi. Adottare strategie comunicative nuove – più funzionali di quelle che sembrano ormai inefficaci – ma mantenendo saldi i nostri valori, i nostri punti di vista, le nostre idee.
L’acqua di un fiume si adatta ad ogni ambiente e terreno che attraversa, ma rimane pur sempre acqua e raggiunge sempre la foce. Noi possiamo fare lo stesso: adattarci in modo flessibile, ma conservare la nostra identità, guidando e creando il cambiamento necessario. Nello scenario dello Smart Working, ciò che sta cambiando velocemente è proprio l’ambiente in cui ci muoviamo.
Nuove necessità emergono:
- avere nuovi spazi fisici a disposizione
- bilanciare vita lavorativa e tempo libero
- ottenere risultati in modo veloce, senza trascurare la qualità
- avere maggiori risorse economiche a disposizione
- saper calcolare gli impatti ambientali e sociali
- generare conoscenza operativa condivisa e replicabile
- tenere traccia dei dati e delle informazioni
- integrare le capacità umane, con la tecnologia a disposizione
- seguire la velocità dell’avanzamento tecnologico
- acquisire conoscenza interdisciplinare e trasversale
- aggiornarsi e apprendere continuamente
Sono solo alcune tra le nuove emergenze, che ci chiamano a trovare azioni convincenti, non solo tiepide reazioni. È necessario rispondere alle nuove esigenze personali e a quelle proposte dal mondo del lavoro. Vi invito a fare una riflessione:
pensate a 3 cose che potreste fare diversamente – da oggi – per lavorare in modo più funzionale ed in linea con il modello Smart Working. Che si tratti di azioni vostre o della vostra azienda, mantenete il focus sulle vostre caratteristiche chiave di identità professionale e personale.
La mia lista personale:
- salvare e organizzare tutti i file e i documenti di lavoro/formazione personale nell’archivio Cloud di Google Drive
- dedicare 5 minuti al giorno all’aggiornamento di una cartella di Knowledge Sharing condivisa con i miei colleghi
- comprare e leggere libri in formato E-book, per smartphone o tablet: manuali tecnici, esercitativi o di studio che possono servire al momento del bisogno nella mia attività da formatore/coach
Ritorno al primo passo: che cosa possiamo apprendere da un camminatore nella nostra vita da Smart Worker.
Camminare è una capacità che usiamo per esplorare, conoscere, essere autonomi, insomma, per raggiungere qualsiasi meta… Camminare è anche la dimensione in cui la persona riflette, crea, immagina e al tempo stesso è concreta e operativa: passo dopo passo, affronta infatti le difficoltà e gli ostacoli sul suo cammino. Sulla strada, mentre camminiamo, impariamo sin da piccoli a riconoscere i percorsi da evitare. E ad ogni passo assumiamo una nuova prospettiva da esplorare; viviamo un incontro da valorizzare.
Chi è in cammino riesce a monitorare le proprie forze e le proprie capacità e sa quando è il momento di fermarsi o di accelerare, di chiedere aiuto ai compagni di viaggio o di fornire supporto. Raggiunta la meta, è doveroso celebrare il percorso e il risultato, condividerlo con i propri compagni di viaggio e raccogliere spunti utili per continuare a crescere e affrontare nuovi scenari, nuovi percorsi.
Nomadismo digitale. In questa prospettiva lo Smart Worker è un professionista zaino in spalla e sempre in cammino, perché
- porta sempre con sé lo zaino degli strumenti professionali
- è in grado di individuare la strada per raggiungere il suo obiettivo
- è un professionista sempre in movimento che sa quando e dove fermarsi
- percorre in modo flessibile il suo cammino professionale
- tenta di percorrere nuove strade
- comunica per condividere punti di vista con i suoi compagni di marcia
- è in grado di attingere alle sue risorse interiori nei momenti di solitudine professionale
- apprende continuamente
Competenze. Provo a definire 5 macro-competenze che, secondo me, è possibile allenare per vivere l’attuale mondo del lavoro in modo autonomo, efficace, creativo, produttivo e soddisfacente per noi e per chi collabora con noi.
1.Prima competenza – Auto-apprendimento
Comprendere le logiche dell’apprendimento, accelerare il processo di conoscenza e sviluppare capacità di auto-apprendimento e curiosità. Coltivare la consapevolezza delle aree di miglioramento individuate e costruire la propria Learning Playlist personale
2. Seconda competenza – Capacità strategica
Apprendere i metodi per pianificare e organizzare le proprie attività in modo flessibile e funzionale alle capacità individuali, alle esigenze di business e allo scenario di riferimento. Tenere conto degli impatti individuali e collettivi, imminenti e futuri.
3. Terza competenza – Capacità di comunicazione a distanza
Conoscere e apprendere le logiche di comunicazione e gli strumenti digitali a disposizione per ascoltare e condividere a distanza; mantenere e costruire relazioni a distanza. Velocizzare il processo comunicativo attraverso strumenti digital e social; chiedere aiuto e fornire supporto a distanza
4. Quarta competenza – Orientamento all’obiettivo
Essere in grado di stabilire e comprendere gli obiettivi individuali e di team; migliorare la propria capacità di focus sul compito e sull’obiettivo da raggiungere; usare tutte le risorse a disposizione per facilitare e facilitarsi nel raggiungimento dell’obiettivo
5. Quinta competenza – Noi
Essere in grado di seguire e assecondare le nostre caratteristiche personali, muovendoci e sperimentandoci continuamente e alimentando i nostri interessi e le nostre passioni
Lo Smart Working è dunque un salto culturale e sociale che siamo chiamati a fare, ma soprattutto un’opportunità per riscoprire le nostre capacità creative e attive. Nella trasformazione digitale in atto sapremo vivere meglio, se sapremo cambiare sempre, rimanendo gli stessi!
Camminare e scrivere. In pieno stile nomade, non sapevo esattamente quale fosse la meta, ma sapevo che sarei arrivato con voi a qualcosa di valore. Sentirsi nomade significa per me continuare a cercare stimoli di crescita attraverso lo studio, la lettura, il viaggio, il cammino, i colleghi, i formatori. Anche attraverso la scrittura di questi articoli, che continuano ad essere per me passi di crescita e di esplorazione.
Buon cammino verso lo Smart Working e buon nomadismo… mentale!
Bibliografia e Linkografia: