15 Dic #skillpills – Antifragilità: allenarsi agli imprevisti – Parte 1
Dal caos nasce l’ordine
Certe cose – sostiene Nassim Nicholas Taleb – traggono vantaggio dagli scossoni; prosperano e crescono quando sono esposte alla volatilità, al caso, al disordine e ai fattori di stress, e amano l’avventura, il rischio e l’incertezza. Eppure, nonostante l’onnipresenza del fenomeno, non esiste una parola che descriva l’esatto opposto di fragile. Chiamiamolo allora «antifragile».
Resilienza e antifragilità
L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Se la resilienza implica la capacità di resistere alle difficoltà della vita senza lasciarsi travolgere, l’antifragilità è invece la capacità di reinventarsi, anche costruendo sistemi mentali sempre più adatti al superamento delle crisi. L’eccessivo controllo produce immobilità e stagnazione, generando maggiore insicurezza a livello personale e sociale: ciò che è resiliente resiste agli shock, ma rimane identico a sé stesso. L’antifragile, invece, migliora.
Vulnerabilità come risorsa
Ognuno di noi ha in sé dalla nascita i semi dell’antifragilità, che si rivelano nella curiosità e nell’istinto esplorativo, qualità evidenti nei primi anni di vita. Sono i vincoli e le limitazioni imposte dall’educazione e dalle regole sociali a ridimensionare poi quelle qualità, fino addirittura a indurne la perdita.
È importante, quindi, saper riconoscere le nostre abituali modalità di coping, cioè le strategie che usiamo per superare crisi e difficoltà, per poterle modificare, se si rivelano disfunzionali. Possiamo iniziare a farlo cercando di abbandonare i nostri pregiudizi in alcune particolari situazioni critiche, vulnerabili, per esempio. Il presupposto essenziale dell’antifragilità è proprio la vulnerabilità, intesa come accettazione del rischio di essere feriti, condizione necessaria per aprirsi al nuovo, per scoprirlo e per poter trasformare ciò che è negativo in un vantaggio, e il limite in un’opportunità.
Le 4 dimensioni dell’antifragilità
Quali sono le dimensioni dell’antifragilità? Quali capacità personali coinvolgono?
1. ADATTAMENTO PROATTIVO – “MI CI TROVO”
È la capacità di reagire in modo proattivo nelle situazioni impreviste. La persona sa cogliere i vantaggi personali che derivano dall’affrontare eventi inattesi; evolve e potenzia così le proprie capacità
2. EQUILIBRIO EMOTIVO – “SCELGO DA QUALE POSIZIONE OSSERVARE GLI EVENTI”
È la capacità di riconoscere le proprie emozioni e stare in contatto con esse in modo funzionale
3. EVOLUZIONE AGONISTICA – “MI CI METTO”
È la motivazione verso situazioni nuove, alimentata dalla curiosità per il cambiamento e per le sfide, e contempla anche la possibilità del fallimento, in vista di nuove opportunità
4. DISTRUTTIVITA’ CONSAPEVOLE – “LIBERO DA CONDIZIONAMENTI”
È la capacità di cogliere nuove opportunità. Parliamo quindi di flessibilità cognitiva e di pensiero divergente
Allenarsi alle sfide
L’essenza della condizione di antifragilità consiste nell’accettare l’ignoto e il disordine e nell’abbracciare il cambiamento. Questo significa liberarsi da sovrastrutture, controllo e perfezione e non cercare di evitare le sfide e i problemi, ma affrontarli.
Taleb esorta a uscire dalla comfort zone, in modo particolare quando rappresenta un compromesso dettato da credenze negative e pensieri depotenzianti, che generano paura irrazionale del futuro e mancanza di fiducia in sé e nei propri mezzi. In tal senso, invita a considerare eventuali passi falsi o sconfitte come opportunità di evoluzione e potenziamento. Ma anche a procedere in maniera graduale, partendo da prove e da un carico di stress che si ha la forza di gestire e allenandosi per affrontare sfide sempre più grandi e complesse.
Cavalcare le opportunità
La persona antifragile non cerca di intrappolare l’esistenza in uno schema prevedibile e fisso, ma al contrario cavalca le opportunità nel momento stesso in cui si presentano, mette in conto l’imprevisto e approfitta del disordine per crescere e migliorare. Taleb precisa che antifragile è chi ha compreso che l’incertezza è uno spazio creativo in cui tutto si riorganizza, tutto diventa possibile, perché nel disordine tutto può essere ridefinito, rinnovato. Per evolvere occorre essere aperti e vulnerabili, cogliendo l’errore e il fallimento come parte dell’apprendimento
Nel prossimo post parleremo delle strategie per apprendere dagli scossoni e diventare antifragili.
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