15 Feb Scegliere di resistere. Il terzo episodio di #eduseries Scala Te Stesso
L’occasione è unica: quando mi capiterà di nuovo di scrivere qualcosa sulla Motivazione? Ne approfitto volentieri.
La storia dei tre precedenti tentativi sul Nanga Parbat di Daniele Nardi, raccontata in Scala Te Stesso, si intreccia in queste ore con la cronaca del rientro dal quarto tentativo. Come per magia, il passato, il presente e il futuro si incontrano: e un momento per parlare di motivazione più centrato di questo, non credo vi sia.
Quindi, pronti, partenza… via.
Non inizio le riflessioni con la definizione di Motivazione: un’opera concettuale troppo complessa, che rischia di diventare sterile. Sì, perché la Motivazione è una delle doti personali più profonde, più intime, e ciascuno ha la sua personale definizione. Ognuno di noi sa cosa o chi innesca la propria motivazione. Questa forza è tanto inafferrabile e indefinibile, quanto evidente nei suoi effetti: forse è questo il mistero che porta con sé il concetto di motivazione.
Anche Daniele Nardi, come tutti i climber di altissimo profilo, ha la sua definizione: la motivazione è “conquista dell’inutile”. Che frase… sembra una contraddizione!!! Cosa vale una conquista, se quello che ottengo è inutile? Daniele risponderebbe: vale tutto, tutto te stesso. Mi ha spiegato una volta con lo sguardo fermo e lucido di cui è capace: conquistare l’inutile significa conquistare se stesso, tutto per te, forse inutile per gli altri.
Più di una volta essere motivato per Daniele ha significato fare la scelta di resistere, di perseverare, di partire e di ri-partire, anche dopo un insuccesso o una difficoltà. Come un fuoco che non si spegne, anche se a volte la vita lo attacca con cascate d’acqua o folate di vento. E non è possibile che sia qualcuno o qualcosa che la infonde dentro di te. E’ il tuo sogno, il tuo desiderio, il tuo progetto, o anche la tua paura, che innescano la tua motivazione.
Come al solito, nel ciclo Edu Series, cerchiamo la domanda potente chiave. Eccola: siamo motivati? In altre parole, quello che viviamo e che facciamo va verso il nostro sogno, il nostro desiderio, il nostro progetto? Se la risposta è negativa, ogni discorso sulla motivazione personale de-cade, perde di senso. Nessuno può motivarci verso un progetto che non è il nostro. Può spingerci a farlo, certo, ma non a sentirlo nostro, a sceglierlo. Se la risposta è affermativa, allora siamo forti, più forti di qualsiasi Nanga Parbat ci si prospetti lungo il nostro cammino.
Nella vita abbiamo incontrato e certamente incontreremo molte persone. Le persone motivate si vedono, si sentono, si riconoscono. Lo si vede dagli occhi e dalla fame che hanno. E non c’entra nulla l’età, non c’entra la cultura di appartenenza, non c’entra lo status sociale. C’entra solo la persona, con la identità più profonda, fatta di storie ed emozioni. E di scelte.
Come in Scala Te Stesso, anche pochi giorni fa Daniele ha scelto di tornare indietro. Perché è alla continua ricerca del suo progetto, l’unico verso il quale è motivato. Un progetto fatto di alpinismo puro, che sceglie ogni volta la “conquista dell’inutile”. La conquista di sé.