Le emozioni che non sapevi di provare

Le emozioni che non sapevi di provare

Non hanno un nome nella nostra lingua, ma tutti almeno una volta le abbiamo sperimentate.

Una tavolozza di colore con mille sfumature. Così le nostre emozioni hanno un’infinità di espressioni, in noi stessi e negli altri. Siano esse piacevoli o spiacevoli, viviamo di emozioni per il 90% circa della nostra vita. Le emozioni rappresentano il racconto di noi stessi, perché sono il modo in cui esprimiamo verso l’esterno ciò che sentiamo.

Gioia, rabbia, paura, tristezza, disgusto, sorpresa: ogni giorno proviamo un ampio ventaglio di emozioni, che possono coglierci in qualsiasi momento, a volte anche solo ripensando a un episodio del passato.

Oltre alle emozioni basiche, ne esistono altre, che nella nostra lingua non hanno un nome, ma che sicuramente a tutti è capitato di provare. Alcune lingue hanno parole per identificare emozioni a cui, in altri paesi, non viene dato un nome. 

Un contributo interessante ci arriva da Tiffany Watt Smith, una storica culturale britannica, che ha catalogato i nostri stati d’animo nel suo libro Atlante delle emozioni umane.

AWUMBUK

Il senso di vuoto che rimane dopo la partenza di un ospite. Anche se spesso nutriamo un certo sollievo, ci può comunque restare addosso una sensazione ovattata, come se fosse calata una nebbia. 

KAUKOKAIPUU

La nostalgia di trovarsi in un posto in cui non siamo mai stati, oppure la voglia di trovarsi ovunque, fuorché nel posto in cui siamo. La parola deriva dal finlandese kauko (lontano) e kaipuu (voglia).

IKTSUARPOK

La sensazione di imminenza quando siamo in trepida attesa di qualcosa. Ad esempio aspettare la risposta ad un messaggio inviato. La parola è di origine eschimese.

LITOST

La sensazione di vergogna e risentimento mista a furia che ci solleva da terra, quando ci accorgiamo che qualcuno ci ha reso infelici. La parola è di origine cecoslovacca.

MAN

Seguire un richiamo o una vocazione. La parola Hindi significa “volontà”, “voglia”. 

MATUTOLYPEA

L’infelicità ed il cattivo umore che scatta al suono della sveglia al mattino. La parola deriva dalla combinazione di Mater Matuta, la dea dell’alba per gli antichi romani e Lype che in greco significa “avvilimento”.

MUDITA

La gioia che si prova nel venire a sapere le cose belle accadute a qualcun altro. La felicità altrui che non diminuisce la propria. La parola è di origine indiana.

OIME

Il disagio che si prova quando si è in debito con qualcuno. La parola è di origine Giapponese.

ROUD RAGE

Il furore stradale dato dall’impazienza che scatti il semaforo verde o rubare il parcheggio a qualcuno all’ultimo momento. Le parole sono di origine inglese.

SAUDADE

Il desiderio malinconico di qualcosa o qualcuno che è molto lontano o perduto. C’è una vaga nostalgia, ma anche rassegnazione e piacere di ricordare una gioia che appartiene al passato. La parola è di origine portoghese.

TORSCHLUSSPANIK

L’agitazione nervosa che sale dentro di noi quando ci accorgiamo di essere a corto di tempo. Mentre si avvicina, per esempio, la data di scadenza di un lavoro. La parola deriva dal tedesco.

TOSKA

Il senso di insoddisfazione per qualcosa che si è destinati a non trovare mai, una sorta di bramosia impagabile. La parola deriva dal Russo.

Classificare le nostre emozioni è un modo per cogliere l’essenza di ciò che siamo e magari anche trasformare in meglio la nostra vita. Non sempre riusciamo a identificare con precisione ciò che sentiamo o a distinguere, per esempio, la frustrazione dalla tristezza e dalla delusione.

Comprendere l’origine delle nostre emozioni e riuscire ad esprimerle in modo socialmente accettabile è la cosa più importante, per vivere serenamente con se stessi e con gli altri. 

mariar.pagliaroli