16 Feb Il diario di Dyppa Jones
Avventura paradossale fra i 6 pilastri dell’autostima
Tutte le Jones che si rispettino hanno qualche problemino di autostima. O almeno, non è il loro forte. Non sono nemmeno troppo decise… quando devono prendere decisioni importanti. Mark Darcy o Jack Qwant? E prima ancora, Daniel Cleaver o Mark Darcy?
Nell’ultimo (almeno per ora) episodio della saga Bridget Jones, la protagonista continua il suo viaggio verso l’accettazione di sé. Un percorso che in più di un’occasione l’ha messa di fronte a situazioni a dir poco imbarazzanti, decisioni importanti e persone con aspettative smisurate verso di lei.
Le persone con un’alta stima di sé, le riconosciamo da lontano. Le altre, invece, le Jones appunto… devi cercarle, tra la gente e nelle situazioni. Non è detto che la loro natura sia immediatamente evidente. E non è detto che siano persone che non riescono nella vita, anzi. Solo che fanno una fatica doppia, e gli altri non lo sanno.
Sì, ma che cos’è l’autostima?
Nathaniel Branden lo afferma chiaramente: il senso innato della propria identità e del valore di sé, che ci porta ad avere fiducia nel nostro diritto al successo e alla felicità, nel nostro diritto di affermare necessità e desideri, di agire secondo i nostri valori. Quindi: la sensazione di valere e di meritare.
Due sono le componenti dell’autostima. Il senso di efficacia e il rispetto di sé. Il primo significa fiducia nel funzionamento della propria mente, nella capacità di pensare, capire, scegliere e decidere. In sintesi, è la fiducia in sé. Il secondo significa certezza del proprio valore, del diritto di accedere alla felicità, del diritto di affermare senza disagio le proprie emozioni, le necessità. In sintesi, è la fiducia nella propria possibilità di auto-realizzazione. Il senso di efficacia si porta dietro l’aspettativa del successo, il rispetto di sé, l’aspettativa dell’amicizia, dell’amore e della felicità. Il primo non deve essere confuso con l’illusione di essere infallibili. Il secondo, con l’illusione di essere perfetti.
Il livello di autostima ha profonde conseguenze su ogni aspetto dell’esistenza: dal modo in cui ci relazioniamo con gli altri, alla nostra tendenza verso obiettivi sfidanti, al nostro atteggiamento di fronte alle difficoltà o di fronte alle buone occasioni. L’autostima può sabotare le scelte di vita, spingendoci lungo le direttrici più sbagliate per noi: un lavoro che non corrisponde alle nostre aspirazioni, una relazione sentimentale insoddisfacente, abitudini alimentari distruttive. A una fame incredibile di approvazione…
Un buon livello di autostima è correlato in modo significativo con la razionalità, il realismo, l’intuito, la creatività, l’indipendenza, l’elasticità, la capacità di affrontare le sfide, la disponibilità ad ammettere gli errori, la benevolenza e la collaborazione…
Si può avere troppa autostima? No. È come dire essere troppo in salute. Spesso l’autostima è confusa con l’arroganza, la vanità o il narcisismo.
L’autostima è innata? O si può allenare? La risposta di Branden è NI. Non si può lavorare direttamente sull’autostima, ma sulle fonti interne dell’autostima: 6 pratiche, 6 azioni interiori, che si generano dal centro di noi stessi, per poi risultare evidenti e concrete nella relazione con gli altri e il mondo.
Ecco i 6 pilastri dell’autostima e la relativa check list dei comportamenti per fortificarli:
1. La pratica di vivere consapevolmente
- Scegliere di pensare, di avere una mente attiva
- Avere chiare le situazioni, i momenti, senza perdere di vista lo scenario più ampio
- Cercare i fatti rilevanti, non ritrarsi da essi
- Distinguere i fatti, le interpretazioni e le emozioni
- Non negare le realtà minacciose e dolorose per noi
- Vedere dove si è, rispetto ai propri obiettivi
- Verificare la coerenza tra le proprie azioni e i propri obiettivi
- Non scappare dai feedback
- Insistere nel cercare di capire, nonostante le difficoltà
- Essere disponibili a cambiare le proprie convinzioni e ad ammettere gli errori
- Cercare sempre di espandere la consapevolezza, impegnarsi a crescere e a farne uno stile di vita
- Preoccuparsi di capire il nostro mondo esterno e interno, cioè il set dei propri bisogni, aspirazioni e motivazioni
- Identificare i valori che guidano le nostre azioni
2. La pratica dell’accettazione di se’
- Stare dalla propria parte, essere pro se stessi, avere la tendenza a valorizzarsi
- Accettare di pensare come pensiamo, di sentire quello che sentiamo, di essere quello che siamo
- Avere compassione di se stessi, non condannarsi per gli errori, ma capire perché si sono verificati
3. La pratica del senso di responsabilità
- Sentirsi l’unico responsabile della realizzazione dei propri desideri, pensare che non dipendono dagli altri
- Sentirsi l’unico responsabile delle scelte e delle azioni, come un agente causale
- Sentirsi consapevolmente responsabile delle relazioni e dei comportamenti che mettiamo in atto con gli altri
- Sentirsi responsabili di come usiamo il tempo
- Sentirsi responsabili dei valori in cui si crede
- Darsi degli obiettivi e perseguirli realmente
- Pensare con la propria testa
4. La pratica dell’affermazione di se’
- Parlare in modo autentico
- Agire spinto da convinzioni e valori
- Fare domande, anche sfidando l’autorità
- Dire di no, quando riteniamo giusto per noi o per la situazione dire di no
- Ritenere importanti le proprie idee e proposte
- Difendere le proprie idee
- Scegliere di affrontare, piuttosto che evitare le sfide della vita, aumentando il nostro potere personale
5. La pratica di darsi un obiettivo
- Prendersi la responsabilità di formulare consapevolmente i propri obiettivi, di identificare le azioni per raggiungerli
- Monitorare il proprio comportamento e capire se i risultati sono quelli attesi
- Scegliere un obiettivo per dipanare la confusione mentale in cui spesso siamo immersi
- Distinguere i propri successi dal proprio valore personale (il successo è un’espressione di autostima, ma non è la sua causa primaria)
6. La pratica dell’integrità personale
- Rendere coerenti quello che diciamo e quello che facciamo
- Agire in modo coerente con le nostre convinzioni-valori, non tradirli
- Avere chiaro cosa è e cosa non è in nostro potere
- Superare i sensi di colpa e l’azione di biasimo morale rivolto a se stessi, verso scelte e situazioni che non dipendono solamente da noi stessi
- Fare le cose che ci rendono felici, selezionandole
Chiudo con il concetto più denso di significato di Branden sull’autostima: il principio della causa reciproca. I comportamenti che alimentano il nostro livello interno di autostima, ne sono anche espressione. Vivere consapevolmente è allo stesso tempo causa e effetto dell’autostima. Accettarsi allo stesso modo, è causa e effetto. E così via per i sei pilastri.
Avete capito Jones di tutto il mondo?
L’autostima si può allenare. Si deve.
Alessandra, per gli amici Dyppa (Jones)