Con i piedi per terra – Parte 2 

Con i piedi per terra – Parte 2 

È bello sapere che c’è qualcuno che ha avuto il piacere di iniziare con me questo cammino. La costruzione di senso di questi articoli si realizzerà per me, solo insieme a quei compagni di viaggio, che vorranno continuare ad ascoltare i pensieri ad alta voce di un appassionato di lunghe camminate (in questo caso, metaforiche ?)

Come avevo già sussurrato a qualcuno, stare con i piedi per terra mi rimanda, oltre che al concetto di umiltà, anche a quello di concretezza.

La concretezza per me è una di queste e tutte queste parole:

  • contenuto
  • praticità
  • direzione
  • funzionalità
  • movimento/azione
  • efficacia
  • costruzione
  • realizzazione

Mi piace pensare, che ognuno di noi possa attribuire alla parola concretezza il proprio significato, quello che ritiene essere il più “concreto”!

Torno sui miei passi…

Perché?

Perché il mio articolo s’intitola, ancora una volta “Con i piedi per terra”. Con la piccola aggiunta di: “parte 2” 🙂

Diciamo che la mia apparente pigrizia, è un po’ strategica. Vorrei riflettere con voi – mentre camminiamo – sul concetto di “tornare sui propri passi”…

Vi è mai capitato di tornare indietro, rispetto ad una scelta fatta, e riprendere il cammino di tutti i giorni?

Oppure di replicare soluzioni applicate in passato, per superare difficoltà incontrate sul cammino presente?

Il nostro viaggio è spesso segnato da queste due alternative comportamentali, che nascondono rispettivamente due incapacità evolute (1), che tutti noi mettiamo in atto di fronte alle difficoltà:

  • Incapacità di costanza*: decido la mia strategia di azione, ma poi non riesco a metterla in atto in modo costante. Finisco così con l’influenzare anche la capacità strategica, poiché torno sui miei passi originari e non percorro la strada individuata
  • Incapacità strategica*: replico strategie utilizzate in passato, che si rivelano tentate soluzioni e non riesco a decidere quale sia la strategia di azione migliore, per superare il problema

Queste sono due, tra le incapacità evolute che ci impediscono di essere concreti e di sviluppare concretezza, nel raggiungimento dei nostri obiettivi o nel superamento di alcuni problemi.

Camminando e pensando a come poter sviluppare concretezza… penso ad alta voce:

Secondo me, la forma di supporto che più si addice a sviluppare questa caratteristica comportamentale, è il coaching!

Ad esempio nel modello di coaching strategico (2) del Prof. Giorgio Nardone, una delle logiche principali, attraverso cui sviluppare concretezza nel raggiungimento di un obiettivo – e quindi agire un cambiamento comportamentale – è la logica del piccolo passo.

Come coach, dobbiamo supportare il coachee nella messa in pratica di un primo piccolo passo, che possa generare un cambiamento iniziale, un piccolo spostamento di rotta che, il più delle volte, riesce a generare un serie di cambiamenti concatenati, in un effetto cosiddetto… a valanga.

Il primo piccolo passo servirà a rendere più sostenibile e superabile la resistenza al cambiamento insita in ognuno di noi, e così sarà, al tempo stesso, il più piccolo elemento di concretezza e il più grande passo, verso un comportamento concreto costante!

Spesso, camminando, mi è capitato di prendere completamente un’altra strada, rispetto a quella che mi ero prefissato, grazie ad un cambio di direzione anche casuale, di un solo passo, che ha portato il mio sguardo verso altre prospettive! Mi sono rivolto verso tutto quello che era intorno a me ed era alla mia portata, ma non riuscivo a vedere.

Il nostro cammino è pieno di “altro”, di cui spesso non ci accorgiamo e chiedere aiuto ad un coach, per supportarci in un tratto di strada e scoprirne una nuova e funzionale, secondo me è una bellissima forma di maturità professionale, che dà concretezza alle nostre intenzioni.

Ah dimenticavo… non c’è niente di più concreto che mettersi in cammino! ?

 

(1) Il termine incapacità evolute è tratto dal libro “Coaching strategico. Trasformare i limiti in risorse” di Roberta Milanese e Paolo Mordazzi. Oltre alle due incapacità citate nell’articolo, il libro fa riferimento anche ad altre due incapacità altrettanto importanti nel modello di coaching strategico: incapacità di azione e incapacità gestionale.

(2) Il modello di coaching strategico del prof.Giorgio Nardone è descritto nel libro “Coaching strategico. Trasformare i limiti in risorse” di Roberta Milanese e Paolo Mordazzi.

simone.giovarruscio