CALORE ZERO? ZERO CARISMA!

CALORE ZERO? ZERO CARISMA!

Vi ricordate la formula magicaPotere+calore*presenza = CARISMA di cui vi ho parlato in un articolo precedente? 

Spero di sì, nel caso non lo abbiate letto potete farlo ora, qui.

Confido nel fatto che potenziare il proprio CARISMA interessi a molti, così decido di riprendere l’argomento. Vi propongo un focus sui modi per aumentare la dose dell’ingrediente calore, affinché questa componente essenziale di ogni comportamento carismatico vi faccia guadagnare la fiducia degli altri, il loro apprezzamento e il desiderio di volervi agevolare.

Nell’articolo precedente, mi ero soffermata ad analizzare le possibili strategie per fronteggiare il disagio fisico, uno dei possibili ostacoli all’espressione del calore. Avevo tralasciato però il disagio interiore e mentale: ansia, imbarazzo, eccesso di autocritica o insicurezza, impazienza, fastidio, irritazione, negatività mentale. Si tratta di stati d’animo che si generano in noi, quando viviamo una situazione di incertezza, di ambiguità e di confronto.

Aumentare l’area personale di NON disagio mentale

Ora, siete pronti ad aumentare la vostra personale area di NON disagio mentale, attraverso l’applicazione di alcune pratiche?

Vi propongo un allenamento soft, solo pochi esercizi/tecniche che vi aiuteranno a generare stati d’animo carismatici, per esprimere il massimo del vostro potenziale di calore.

#1 – Destigmatizzare il disagio interiore

Un modo per ridimensionare il disagio è riconoscere che è normale, frequente e non qualcosa di cui vergognarsi. È importante accettare che avere sensazioni negative fa parte della vita, e che altre persone come noi hanno vissuto o stanno vivendo la stessa esperienza. 

Esempio. Avete perso un cliente importante: fatevi venire in mente un vostro mentore o un collega che stimate molto, che ha vissuto la stessa esperienza.

Pensare di essere parte di una comunità impegnata a combattere la stessa battaglia aiuta a destigmatizzare il disagio interiore.

#2 – Neutralizzare la negatività

Sicuramente vi sarà capitato di essere vittime di pensieri negativi come: “Io non tollero, non sopporto che mi si tratti così!”; “È tremendo trovarsi in questa situazione!”; “Non valgo niente!”. 

Qual è la differenza tra pensieri nocivi e pensieri utili?

I pensieri nocivi non descrivono la realtà così com’è, ma la deformano. Non  aiutano a superare le difficoltà e portano a provare emozioni spiacevoli, talvolta in modo particolarmente intenso. 

I pensieri utili, invece, descrivono le cose come sono veramente, senza ingigantire i fatti, né svalutare le cose e le persone. Aiutano a superare le difficoltà e permettono di provare uno stato d’animo adeguato, per affrontare le situazioni della vita.

Per neutralizzare i pensieri negativi è necessario metterli in discussione, attaccarli e sostituirli con pensieri più utili.

Vediamo come.

Quando siete invasi da un pensiero tossico, provate a metterlo in discussione rispondendo a domande come: 

  • Qual è la dimostrazione che ciò che penso sia vero? 
  • Questo modo di pensare mi aiuta a sentirmi bene e ad ottenere quello che desidero? 
  • Non sto forse esagerando nel pensare in questo modo? 
  • Ciò che temo è veramente terribile? 
  • Qual è la cosa peggiore che potrebbe accadere in questa situazione? 
  • Quanto è probabile che si verifichi davvero? 

Nei frangenti più difficili e rischiosi, anziché tentare di reprimere o ignorare il disagio mentale, potreste considerare letture alternative della realtà, sostituendo i pensieri nocivi con pensieri utili, per entrare in uno stato mentale più favorevole ad un buon rendimento. 

È la nostra mente che dà un significato alla realtà, e non il contrario. Abbiamo la libertà e il potere di riscrivere la nostra percezione della realtà.

Esempio. Un collega vi ha mandato un messaggio decisamente sarcastico. Questo ha innescato in voi un fiume di pensieri e sensazioni negative. 

Provate ad applicare la tecnica della riscrittura.

Immaginate che il collega è solo, alla ricerca del vostro sostegno, e che quel messaggio è solo un modo maldestro di chiedervi aiuto. 

La rivalutazione di quell’azione vi farà sentire sicuramente meglio e agire in modo positivo. Ovviamente ciò presuppone la volontà di modificare le vostre convinzioni rispetto all’accaduto (rivalutazione cognitiva).  

I confronti sociali inducono spesso a provare emozioni tossiche (invidia, risentimento), che se alimentate provocano solo malessere al nostro organismo.

#3 – Praticare la gratitudine, la benevolenza e la compassione 

Un potente antidoto a queste sensazioni negative è la gratitudine, una meravigliosa risorsa che ristabilisce la presenza e permette l’attivazione immediata di emozioni benefiche, come la fiducia e il calore.

Noi siamo sostanza pensante e la sostanza pensante prende sempre la forma di ciò che pensa. La mente grata è costantemente fissa sul meglio; perciò, tende a diventare il meglio.

Wallace D. Wattles

La gratitudine nei confronti dell’esistenza in generale – e della nostra vita in particolare – ci permette di esprimere calore. Se indirizzato nei confronti degli altri, il calore porta verso la benevolenza, conduce all’altruismo, alla compassione e all’empatia. Si può raggiungere anche la compassione di sé, forse la forma di calore più difficile in assoluto.

Ma andiamo per ordine.

Primo passo: allenare la gratitudine

Una persona grata è una persona incline a reagire alla bontà di altri in un modo benevolo e ricettivo, e a ricambiare la gentilezza quando si presentano le opportunità. La persona grata è stata capace di superare la tendenza a dare le cose per scontate, a sentirsi in diritto di ricevere benefici.

scrive R. Emmons.

L’essere umano è programmato per un adattamento edonico, ha la tendenza a dare per scontato tutto ciò che ha di positivo.

Provate ad accedere alla gratitudine, fermatevi per qualche minuto e richiamate alla mente le cose piacevoli accadute nella vostra giornata; concentratevi su piccole cose fisicamente presenti nell’ambiente – un albero in fiore, un tramonto, un pasto gustoso. Innescherete così un cambiamento positivo nel linguaggio corporeo e aumenterete il vostro senso di sicurezza e di fiducia.

Secondo passo: allenare il muscolo della benevolenza e della compassione

La benevolenza è uno strumento potente per irradiare calore e per indurlo.

Un modo semplice per alimentare la benevolenza è andare alla ricerca di almeno tre aspetti da apprezzare nelle persone con cui interagite, o inondare i vostri gesti di cordialità, gentilezza d’animo, premura: tutte qualità altamente carismatiche.

In effetti, riflettendo, non è poi così semplice desiderare il bene degli altri in modo incondizionato. Si può arrivare alla benevolenza, passando prima per l’empatia e la compassione. 

Il neuropsicologo Rick Hanson afferma che l’essere umano è di gran lunga la specie più empatica del pianeta e che tutti abbiamo una naturale tendenza alla compassione.

Quindi i passi potrebbero essere:

  • empatia – cercare di capire come si senta l’altro, attingendo magari all’esperienza personale, ed individuarne il disagio
  • simpatia – sentirsi emotivamente toccati da quel disagio
  • compassione – avere il desiderio di prendersi cura del benessere di chi soffre quel disagio.
Terzo passo: allenare la forma di compassione più personale ed impegnativa, quella verso se stessi.

A questo terzo passo, la compassione di sé, vorrei dedicare il mio terzo articolo sulla formula magica:

Potere+calore*presenza = CARISMA

Spero comincerete intanto ad allenarvi, per aumentare la vostra zona di confort del NON disagio!

adriana.depasquale