10 Nov Il benessere della fiducia
La fiducia come condizione del benessere personale e relazionale
Una pubblicità di qualche anno fa recitava: “la fiducia è una cosa seria che va data alle cose serie”. Era la pubblicità di un formaggio e, ancora oggi, le associazioni che mi fa venire in mente sono: genuinità, trasparenza, purezza, una cosa buona, fatta con cura.
Ma la fiducia non è una cosa, bensì una relazione e si basa sulla “predizione di bene”: mi fido, perché so, sento, che l’altro si prenderà cura di me, che non accadrà nulla di male, che non corro pericoli.
Per un bambino piccolo questo significa sentirsi al sicuro e rassicurato, si deve necessariamente affidare e sapere che non verrà mollato, rifiutato. Ecco perché è una faccenda seria, perché mette in gioco l’esistenza.
FARE FIDUCIA
Il dubbio o la fiducia che hai nel prossimo sono strettamente connessi con i dubbi e la fiducia che hai in te stesso. (Kahlil Gibran)Fare appello all’altro implica che l’altro ci sia e che sia disponibile, che avvenga quindi una certa corrispondenza tra un bisogno di fiducia da parte di un soggetto e i segni della fiducia che gli può fornire il suo interlocutore. Quando ciò accade si stabilisce l’affidabilità: posso, senza dubbio, prevedere che i comportamenti dell’altro risponderanno alle mie aspettative.
Ma, allo stesso tempo, implica che Io ci sia e sia disponibile per l’altro, che so stare nella relazione. Per farlo devo sapere, sentire, che sto bene con me, che mi voglio e vado bene, che saprò cavarmela senza difendermi o impormi.
Su questo piano si genera sintonia, accordo, rispetto, uno star bene reciproco:
Nella mia attività di coach ICF*, viene data una descrizione di cosa sia la fiducia: “capacità di creare un ambiente sicuro e di supporto che genera continuo rispetto reciproco“.
Le basi del fare fiducia sono:
- Attenzione: segnalare la propria presenza, dare la propria disponibilità;
- Cura: cogliere il bisogno dell’altro, partecipare alla sua vicenda, contribuire a qualcosa che gli appartiene;
- Ospitalità: offrire uno spazio comune, dare rifugio, dare identità, condividere una rete di relazioni;
- Dono: dare qualcosa in modo gratuito, aprirsi e mettersi in gioco, benevolenza, generosità.
Cosa lede il rapporto di fiducia:
Il sospetto. Nasce dalla presenza di fiducia e sfiducia, insieme: tutto sembra assicurare l’affidabilità dell’altro, tuttavia qualcosa non torna.
La prova. Situazione in cui alcuni elementi che sembrano garantire la fiducia chiedono di essere verificati, alla luce di un comportamento attuale. E’ la conseguenza del sospetto.
Qui possiamo tranquillamente fare riferimento all’Otello di Shakespeare.
Il tradimento. E’ un rovesciamento delle parti: chi si riteneva affidabile si dimostra del tutto inaffidabile.
Il disincanto. È il vorrei ma non posso: si vorrebbe avere fiducia, ma qualcosa che è accaduto (sospetti, inganni, tradimenti), impedisce di ristabilirla, siamo sfiduciati.
Quindi tutte le volte che voglio fare fiducia, mi confronterò con questi comportamenti:
- Dimostro un interesse sincero per il benessere dell’altro e per il suo futuro;
- Dico le cose con onestà e sincerità;
- Faccio accordi chiari e mantengo le promesse;
- Rispetto le percezioni dell’altro, la sua posizione, il suo modo di essere;
- Sostengo e incoraggio le nuove idee, le decisioni e i comportamenti dell’altro (compresi quelli che comportano rischi), e la sua paura di fallire;
- Chiedo il permesso prima di toccare aree sensibili e delicate dell’altro.
Vediamo un altro strumento di auto-lettura del livello di fiducia in atto, nelle nostre relazioni (la linea della fiducia).
Un chiarimento sulla fiducia condizionata ed estesa: la prima è quella che diamo con qualche riserva, per mettere ancora alla prova; la seconda è quella che permette di superare anche eventuali conflitti e incomprensioni, innescando un circolo virtuoso nella relazione in grado di generare benessere per entrambi.
LA FIDUCIA FA BENE
La fiducia fa bene perché ci fa sentire vitali, energici, convinti. Ci porta apertura e avventura, allargando i nostri confini e le possibilità, facendoci esplorare e utilizzare parti del nostro potenziale.
La definizione di benessere (da ben – essere = “stare bene” o “esistere bene“), data dalla Commissione Salute dell’Osservatorio Europeo Politiche per la Salute: “Lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”, richiama questo connubio tra fiducia e benessere.
Chiudo l’articolo proponendo quelli che, secondo me, sono i drivers che ci aiuteranno nell’opera:
- Amore di sé: il rispettare se stessi, qualunque cosa accada;
- Visione di sé: sapersi proiettare nel futuro positivamente, guardando opportunità e occasioni, riconoscendo le proprie forze e le proprie sfide;
- Auto-efficacia: credere nelle proprie capacità e nella propria riuscita; agire senza eccessivi timori di eventuali insuccessi o del giudizio altrui.