Do you speak aziendalese?

Do you speak aziendalese?

Egregio Dott. De Benedictis,

faccio seguito al report dell’ultimo incontro del GBS (n.d.a. Gruppo di studio del Bilancio Sociale) avente ad oggetto Bilancio Sociale Aziendale 2019. Alcune osservazioni. Mi preme focalizzare l’attenzione sul punto relativo al network di relazioni con i diversi stakeholder, evidenziando che il gap rilevato tra gli obiettivi prefissati ed i risultati ottenuti nel 2019 denota una seria carenza nel Management da Lei gestito. Nel rammentarLe che la nostra mission aziendale è quella di migliorare l’engagement ed il consenso della clientela, del personale e dell’opinione pubblica, ritengo necessario ed urgente addivenire ad una sintesi strategica d’impatto, per colmare le imperdonabili carenze rilevate ed allinearci alle priorità prefissate in sede previsionale. 

Interfacciamoci a breve, attendo un suo feedback.

Buona serata,

Ing. Angelo Tofaniello 

De Benedictis, uno di noi   C’è una probabilità alta che ciascuno di noi abbia camminato nelle scarpe del fantozziano Dott. De Benedictis, almeno una volta nella sua carriera. E che abbia vissuto l’esperienza di ricevere una e-mail simile da un intrasigente Megadirettore Galattico, tale Dott. Ing. Tofaniello. Io mi sento molto solidale con De Benedictis, soprattutto perché avrà avuto un bel daffare per saltare da un anglismo all’altro, in doppio carpiato su un mare di aziendalese. Per arrivare alla fine della email, sapendo che dovrà addivenire ad una sintesi strategica d’impatto, così, senza neanche avere come gadget una bacchetta magica! 

Ma come parla? – Ing. Tofaniello, mi permetta di dirle – con simpatia e immutata stima – che leggere le sue parole è come guardare qualcuno che usa uno Stradivari per battere chiodi (avrebbe detto David Foster Wallace). 

Per cortesia!  Posto che il linguaggio ha radici biologiche, comunicare risponde alla necessità di:

  • definire sé stessi
  • descrivere il mondo 
  • stare in relazione con gli altri 

Focalizziamoci (ahi! che dolor!) sul terzo punto: quando parliamo, usiamo un codice condiviso dalla comunità dei parlanti a cui ci rivolgiamo. Presupposto indispensabile è che ci sia accordo e reciprocità sul codice stesso, che la coppia significante- significato sia tendenzialmente stabile. Se facciamo riferimento alla norma linguistica, dunque, siamo abbastanza sicuri che il nostro ricevente accetterà il nostro messaggio, senza subirlo. Si tratta di scegliere le regole e le parole più rispettose del  nostro ascoltatore-lettore e del contesto. In altri termini, di essere cortesi ed ecologici. Andreste a un matrimonio vestiti in pigiama? O in spiaggia con i tacchi a spillo? 

La situescion La consuetudine di ricorrere ad un linguaggio locale, di settore, al cosiddetto aziendalese – o alla sua variante burocratese – è il risultato di una pressione che la lingua parlata e usata in un ambiente specifico provoca – a lungo andare – sulla norma linguistica. La scelta quotidiana di aderire a una neolingua, a una lectio minor, a prestiti linguistici (esotismi), a importazioni da gerghi tecnici, produce uno scenario comunicativo connotato – spesso – da un discreto pressappochismo linguistico (linguistic whateverism, per dirla come Naomi Baron). Vale a dire: se mi capisci bene, altrimenti, chi se ne importa! Non dovremmo dimenticare, però, che lo scopo della comunicazione è farsi capire. E che il linguaggio è lo strumento più generoso che abbiamo per convivere democraticamente. 

Malcom decimo – E allora, prendiamoci la responsabilità di modificare o garantire la norma linguistica. Diventiamo almeno consapevoli che siamo tutti potenziali influencer linguistici, soprattutto quando pubblichiamo sui social. Nulla impedisce di ricorrere a espressioni originali e innovative, di creare uno slang tutto nostro, un lessico familiare. Mia figlia, quando iniziò a parlare, diceva TIVILISIONE, invece di Televisione. Da allora, anche se è cresciuta, la TV in casa si chiama TIVILISIONE: obiezione respinta! Ma al di fuori delle mura domestiche e dei nostri uffici – al di fuori del nostro small talk (chiacchiere leggere) – possiamo scegliere di rispettare uno standard linguistico efficace con la maggioranza dei potenziali ascoltatori o lettori. Ricordiamo che in Italia una famiglia su quattro non possiede un libro in casa e che il quotidiano più letto è la Gazzetta dello Sport. La scrittrice e linguista Vera Gheno racconta che durante un esame universitario uno studente chiamò Malcom decimo, il leader Malcom X. Noi a Roma avremmo commentato: #macchestaiaddì?

Do you speak aziendalese? – Yes I speak aziendalese very well! Lo so che siete bravissimi a scrivere e-mail con fioriture di feedback, allineamenti, know-how, skill e vision. Ed è legittimo e credibile che siate comunque molto più simpatici dell’Ing. Tofaniello. Tuttavia, proviamo a darci qualche regola utile, per comunicare in modo concreto, trasparente e cortese con i nostri capi, collaboratori e clienti. E perché no, anche con la zia Marisa. 

  • Aprire con la notizia più importante: leggiamo testi di e-mail soprattutto sul nostro smartphone. Introdurre già nelle prime righe il contenuto del messaggio, faciliterà il lettore nel comprenderne la rilevanza
  • Evitare formule stereotipate e burocratiche: creano distanza dal lettore, compromettendo il clima di collaborazione 
  • Ordinare le informazioni dal punto di vista di chi legge: quali informazioni sono più utili al destinatario? 
  • Usare punti elenco: evitiamo lunghe serie di azioni e diamo ordine alle priorità 
  • Scrivere periodi brevi, semplici: soggetto-predicato verbale-complemento. Punto e a capo!
  • Essere sintetici: evitare troppi giri di parole (senza essere sbrigativi!)
  • Usare parole concrete, trasparenti e ricorrere solo agli esotismi necessari: siamo sicuri d’essere più competenti se abbiamo le skill? 
  • Essere gentili 🙂  

 

Gentile Dott. De Benedictis, 

come sta? Spero bene, non ci vediamo da tempo.  

Ho ricevuto il report dell’ultimo incontro del GBS relativo al Bilancio 2019.  Le confesso che ho alcune preoccupazioni che desidero condividere. Nel documento leggo che l’obiettivo relativo alla rete di relazioni con i diversi stakeholder evidenzia risultati inferiori a quanto speravamo. Lei sa che la nostra missione aziendale è coinvolgere e avere il consenso della clientela, del personale e dell’opinione pubblica. La prego quindi di dare priorità ad un incontro, in cui mi spiegherà quali azioni strategiche ritiene opportuno porre in essere, per colmare le differenze tra risultati attesi e risultati effettivi. 

Attendo una sua chiamata!

Grazie e buon lavoro,

Ing. Angelo Tofaniello 

Stavolta, Ingegnere, si è interfacciato proprio bene!

 

P.S. Ringrazio il Dott. De Benedictis e l’Ing. Angelo Tofaniello per aver gentilmente interpretato due personaggi immaginari in cerca di stile.

FONTI:

  • Vera Gheno, Prima l’italiano. Come scrivere bene, parlare meglio e non fare brutte figure
  • Luisa Carrada, Scrivere un’email. Con voce sicura, limpida, tua
  • Naomi S. Baron, Always on: language in an online and mobile world
  • David Foster Wallace, Considera l’aragosta e altri saggi
  • Paroleorrende magnetiche – @paroleorrende
Alessia De Carli
adecarli@incontatto.it