15 Feb Riflessioni P.O.P. – Point Of Presence
Connessi con se stessi
Reale, virtuale, self, immaginaria, multipla… La nostra Presenza, intesa come stare al mondo, è eterogenea, diversificata e digitale.
Ognuno di noi ha la possibilità, se vuole, di trovarsi contemporaneamente in più luoghi.
Un tempo, l’ubiquità era considerata una dote paranormale.
Oggi siamo tutti un po’ Santi!
Cosa significa essere presenti?
La risposta che cercherò di dare non è da addetta ai lavori. Dirò ciò che penso, masticando un po’ di antropologia e attingendo ad esperienze di vita personale.
La tipologia di Presenza di cui vi parlerò in questo articolo è quella Reale.
Morino – Scuola elementare
La maestra pronuncia il mio nome. Rispondo: Presente!
Primo giorno di scuola. I capelli biondi avvolti in una lunga treccia, il grembiule blu scuro lungo fin sopra le ginocchia e un grosso fiocco azzurro ad incorniciarmi il collo. Quello fu il momento in cui diedi il via alla mia Presenza come alunna, che si sarebbe poi evoluta in studentessa.
Attraverso la scuola ho costruito il mio stare al mondo, con la conoscenza ed esperienza appresa dai libri, dalle recite di fine anno, dalle gite, dai compagni di classe e dai giochi della gioventù.
- Come alimentiamo il fanciullino che è dentro di noi?
- Quali sono le situazioni in cui ci poniamo in modo puro di fronte alle cose, proprio come facevamo da piccoli?
Quando sei bambino, guardi il mondo con leggerezza, senza tutte quelle caselline, che sono gli schemi mentali ed i pregiudizi tipici dell’età adulta. La Presenza di un bambino è unica, perché sa rendere estremamente semplici le cose e si approccia al mondo con sana ingenuità.
Forse potremmo ogni tanto scendere dai nostri piedistalli e metterci al livello di un bambino, per acquisire una nuova prospettiva.
LEZIONE IMPARATA: guardare le cose ad altezza di bambino
Roma – Libreria di Piazza Fiume
Ubuntu. Ti vedo
Vent’anni dopo, la mia Presenza continua ad evolversi, attraverso la lettura del libro: La terza Alternativa di Stephen Covey.
Ho capito quanto la nostra Presenza deve fare i conti con quella di qualcun altro, che a volte non vogliamo riconoscere o facciamo finta di non vedere, perché lo sentiamo diverso da noi.
- Quanto ci spaventa ciò che non conosciamo?
- Quanto siamo diffidenti verso chi la pensa in modo diverso?
La saggezza delle popolazioni Bantu presenti in Africa, insegna che stare al mondo è possibile, grazie alla collaborazione e alla condivisione.
Nella cultura Bantu, le persone si salutano dicendo Ubuntu, Ti vedo. Riconosco la tua unicità perché la mia Presenza è in qualche modo legata alla tua.
Nello spirito di Ubuntu, vedere realmente gli altri significa accogliere solo i doni che possono offrire: i talenti, l’intelligenza, le esperienze, la saggezza e i diversi punti di vista.
Per queste popolazioni, i viaggiatori non devono portare con sé alcuna provvista. I loro bisogni vengono soddisfatti grazie ai doni che ricevono dalle persone che incontrano lungo la strada. Ma queste offerte materiali sono il segno di un dono molto più grande: il dono di sé.
LEZIONE IMPARATA: stare in sinergia con gli altri
L’Aquila – Università
Ebetudine stuporosa. Crisi della presenza
La Presenza si può anche perdere, frantumare, andare in crisi.
Ernesto De Martino, nel suo libro Morte e Pianto rituale, parla proprio di quegli avvenimenti che determinano nella nostra vita una crisi temporanea della Presenza, per esempio gli eventi luttuosi.
Quando il nostro essere non è più attivo nel mondo, ma inizia a vacillare, crolla il sistema di valori su cui fino a quel momento ha vissuto. Come forma di difesa della Presenza, per farla uscire dallo stato di ebetudine stuporosa e rimetterla come soggetto attivo della sua storia, De Martino ricorre ai meccanismi dei rituali collettivi.
- Quali sono le condizioni che facilitano la nostra Presenza?
- La collettività, gli altri, il gruppo sono un collante per la nostra Presenza?
Per questo la crisi si supera, nella misura in cui la presenza viene sottratta dal suo isolamento e condotta entro un piano comunitario che la protegge.
LEZIONE IMPARATA: condividere il vissuto per fortificare la propria Presenza
Oggi
Instant moment. A caccia della Presenza
Il senso profondo del mio esserci nel mondo oggi, lo percepisco quando sono in movimento, facendo Sport e quando sono in piena coerenza con i miei valori.
Il senso che attribuisco alle cose, alle persone e alla vita, lo traduco in gesti semplici, puri e liberi.
Spesso mi accade, che il valore pieno, lo vivo in momenti che durano poco. Sono brevi ma così potenti da accelerare le mie emozioni.
Per questo vi presenterò i miei Instant moment, cioè una lista di situazioni fugaci, in cui metto a tacere il mio linguaggio interiore, per concentrarmi solo a vivere il presente:
- Lo sguardo di un cane (gioia)
- Il caldo della coperta in pile quando è freddo (conforto)
- La suoneria personalizzata quando sullo smartphone compare scritto “casa” (famiglia)
- Mio nipote quando mi dà dell’idiota se gli chiedo di fare una cosa che a lui non piace (indipendenza)
- Le olive greche di Carlo Verdone e Mario Brega (certezza)
- L’acqua che scorre nel torrente dello Schioppo (tradizione)
- Quando leggo una email in inglese e inizio a capire almeno un paio di frasi (evoluzione)
- Il vento che mi bacia all’arrivo, sulla cima delle montagne (soddisfazione)
- Adesso, mentre pigio i tasti del pc per scrivere quest’articolo (qui ed ora)
Questa è la mia piccola e semplice strategia per vivere a pieno la mia Presenza. Quando riesco a godere fino in fondo il momento, sento che sto avendo un atteggiamento positivo verso la vita!
ALLENAMENTO PER I PROSSIMI GIORNI:
- Mettete il bavaglio ai pensieri giudicanti
- Ricercate momenti semplici di felicità
- Ricordate che l’apparenza inganna
- Guardate ogni tanto il mondo ad altezza di bambino
- Donate il meglio di voi
- Fatevi belli ☺