16 Mar 3.0 Working LAB
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Giulio: Amore, ciao, indovina un po’? Oggi mi hanno consegnato il tablet aziendale. Le foto sono in altissima definizione…
Giada: Daiii, sono contenta, così finalmente ti svecchi… ☺ ☺ ☺ ci voleva un po’ di tecnologia nella tua borsa piena di brochure
Giulio: Ma mi ci vedi davanti ad uno specialista vecchio stampo con questo aggeggio???
Giada: Papà, scusa, se ti hanno dato un tablet aziendale, in qualche modo dovrai pure usarlo
Giulio: Dici?
Il dialogo tra Giulio e sua figlia Giada è tipico delle relazioni tra Genitori immigrati digitali, più o meno resistenti, e Figli nativi digitali, più o meno consapevoli.
Giulio è un informatore scientifico d’esperienza: lavora nel settore farmaceutico da 20 anni. Nei suoi primi incontri con i medici utilizzava visual che sembravano dischi in vinile! Ne ha visti di cambiamenti: ora va in giro con una borsa piena di brochure patinate: più che materiale scientifico, sembrano bozzetti pubblicitari… Piano piano, si è dovuto adattare a questa nuova modalità di comunicazione, non senza difficoltà…
Giada è la sua figlia maggiore. Ha 26 anni, appena laureata, ha iniziato uno stage in un’agenzia di comunicazione. Si occupa di web content design. E’ iper-tecnologica e iper-digitale: non vivrebbe senza il suo smartphone. Le mancherebbe il respiro. Ma è tipico della sua generazione: questo Giulio lo sa bene, tanto che ha imparato ad usare WhatsApp, ogni tanto curiosa su Facebook e segue un blog sul bricolage, la sua passione per il tempo libero.
Ma il tablet al lavoro, no, e poi no. E poi, gli specialisti cosa penserebbero nel vedermi impacciato con quel mostricciatolo fra le mani. Ma possibile che uno a 55 anni si deve rimettere in discussione e cambiare metodi di lavoro? Le brochure che mi prepara il marketing sono così chiare… mah… io non capisco.
Questo è il pensiero di Giulio. L’azienda si aspetta da lui un’evoluzione sia nell’uso degli strumenti, sia nell’approccio all’incontro con i medici. Ma lui non vuole mettere in discussione le sue competenze. Sua figlia Giada è nata con il tablet in mano! Mentre per lui significherebbe rifare tutto dall’inizio… Non ci sta. E’ una questione di principio.