#startupper – Liberare il potenziale imprenditoriale

#startupper – Liberare il potenziale imprenditoriale

In questo post proveremo a spiegare perché crediamo che il fattore umano resterà l’elemento decisivo nella costruzione della competitività delle imprese.

Nell’era della never normality, cigni neri e cambiamenti imprevisti saranno sempre più frequenti. È quindi cruciale comprendere quale tipo di persone potranno assumere il proprio ruolo strategico in modo efficace. Al di là delle competenze tecniche in continua evoluzione, è essenziale prestare attenzione al modo di agire delle persone all’interno dell’Azienda, alle loro attitudini e – soprattutto – al loro atteggiamento di fronte alle novità.

Attirare i talenti

Cambia il mondo del lavoro, cambiano anche i valori delle persone che le Aziende hanno interesse ad attrarre. Gli aspetti considerati e valutati da chi si accinge a scegliere un’offerta di lavoro saranno, infatti, sempre più connessi con i propri valori. Due aspetti ci sembrano particolarmente interessanti:

– la capacità delle organizzazioni di rinnovarsi nei processi e nei principi
– la possibilità che le persone abbiano spazi di autonomia per mettersi alla prova nell’Azienda

I modelli tradizionali sono più sufficienti ad attrarre i talenti. Occorre, invece, ripensare i processi, fare leva sullo spirito d’iniziativa e sulla capacità delle persone di lasciare un segno nell’ambiente in cui lavorano.

Prosperare e fiorire

Ma dove sono i talenti? Nelle Organizzazioni sono spesso presenti alcune persone con un potenziale imprenditoriale inespresso. Sono gli StartUpper, persone che, loro malgrado, non sempre riescono a trovare le condizioni adatte per prosperare e fiorire in nuove opportunità. Questi imprenditori interni hanno infatti un potenziale imprenditoriale che, se correttamente valorizzato, può rendere l’Azienda più forte e produttiva, anche nei momenti in cui i cambiamenti e le sfide si fanno urgenti. D’altra parte, però, gli intrapreneurs interni rischiano spesso di essere etichettati come spiriti vivaci, irrequieti e ribelli. Gli irrequieti non hanno età, si evidenzia però una particolare tendenza dei più giovani a essere sempre meno soddisfatti da prospettive professionali lineari, che spesso prevedono ruoli considerati noiosi.

Mix and match

Che cosa occorre fare, quindi, perché le Aziende e i talenti ribelli arrivino a un match fra loro?

Prima di tutto, è necessario che le persone coinvolte nel processo di crescita siano pronte a cogliere sfide e opportunità con coraggio, determinazione e responsabilità. Le Aziende devono mostrarsi disponibili a creare e mettere a disposizione i necessari  spazi di espressione, non solo momentaneamente, ma in modo strutturale. Pochi ma chiari processi e meccanismi, dunque, per gestire gli spazi e trasformare così le sfide in soluzioni concrete.

Riconoscere uno startupper interno

Come riconoscere i propri startupper interni? Ogni Azienda deve poter individuare al suo interno le persone che hanno i tratti dell’intrapreneurs. Vediamo come.

Intellettualmente affamati e resistenti alle logiche dello status quo aziendale, gli imprenditori interni sono persone a cui spesso l’organizzazione non sa offrire gli stimoli – e a volte i trattamenti – necessari a soddisfare la loro insaziabile voglia di esprimere le proprie qualità e i propri talenti. Gli intrapreneurs hanno bisogno di spazi di manovra ampi per poter sperimentare e proporre nuove idee e processi; attraverso il dissenso costruttivo, sanno sfidare logiche non più attuali, per implementarne alcune più  innovative. Grazie a queste caratteristiche, è possibile che siano accettati a fatica dai superiori e dalle Organizzazioni che vivono di regole, responsabilità, gerarchie e processi consolidati. A queste condizioni, infatti, o ci si rassegna, omologandosi allo stile di comportamento comune all’interno della propria Azienda, oppure si decide di lasciarla e volare altrove, per cercare maggiore soddisfazione.

Quali competenze e abilità bisogna sviluppare, quindi, per diventare veri startupper interni?

Ne parleremo nel prossimo post.

 

 

Foto di Andrea Piacquadio: https://www.pexels.com
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